ORATORIO DELL’ASSUNTA SEC. XVII CORONATA (Cornigliano Ligure) (Di Lorenzo Bisio storico dell’arte)
L’Oratorio di Nostra Signora Assunta di Coronata: un sorprendente gioiello del barocchetto genovese.
Quest’oratorio, collocato nella piazza sottostante al Santuario di Nostra Signora Incoronata, col suo aspetto spoglio e modesto nelle forme architettoniche e per la scarsità di decorazioni nei prospetti esterni si rivela, invece, sorprendente se si ha l’opportunità di visitarlo all’interno.
La ricchezza dei decori al suo interno giocando a contrasto con la semplicità esterna ne fa una tra le eccellenze architettoniche di Cornigliano e Coronata.
La storia di quest’edificio s’intreccia con quella dell’attiguo Santuario, delle ville della zona e dell’Istituto San Raffaele, infatti vengono interessate in tempi successivi varie famiglie nobiliari quali ad esempio i De Ferrari per finanziamenti, disponibilità di spazi e in quanto proprietari di diversi terreni della zona già dalla prima metà del XVII secolo.
Al marchese De Ferrari si deve un intervento determinante per le fasi finali della costruzione dell’oratorio (1638-1643) e il tentativo previo l’accordo coi Canonici del Santuario di far costruire una strada carrozzabile da Cornigliano a Coronata.
Da fonti storiche si apprende che già a partire dal XVI secolo (visita apostolica di mons. Bossio del 1582) vi era un modesto edifico a disposizione della nota ed influente confraternita dei Disciplinanti (in seguito citata anche sotto i nomi di C. di Santa Maria delle Vesti Bianche o di S. Maria Incoronata), che in seguito edificarono nel XVII secolo l’oratorio nelle forme attuali, nel 1609, poi, si fuse con la romana “Venerabile
Arciconfraternita del Confalone” ottenendone i privilegi.
Il tragico evento dell’invasione della Val Polcevera del 1747 da parte degli Austriaci portò al saccheggio degli arredi, dei dipinti ed al danneggiamento del ricco edificio; questo fu prontamente restaurato nelle sue parti architettoniche da parte dei confratelli che recuperarono anche gran parte dei dipinti trafugati e successivamente ampliarono la piazza antistante.
Nel corso del Settecento acquisì sempre maggior prestigio, ricchezza ed influenza tanto che nel 1751 il papa Benedetto XIV concesse l’indulgenza plenaria a chi visitasse l’oratorio durante il Triduo della Pentecoste.
L’edificio principale si presenta ad aula unica rettangolare con un corpo laterale minore, copertura a spioventi e facciata rivolta verso sud, è dotato di un ampio portale cinquecentesco della primitiva fabbrica con robuste colonne laterali in marmo e pietra di Finale, recante nel timpano una nicchia con una statua della Vergine; le finestre poste in alto sulla parete laterale sono di varia forma barocca; quella sulla facciata risulta
murata. Una particolarità non riscontrabile in altri oratori genovesi è la presenza di due altari laterali.
All’esterno troviamo come decorazione solamente alcuni stucchi barocchi sul portale del lato ovest, una statua della Madonna e un piccolo campanile a vela sul tetto della sacrestia.
L’interno dell’aula unica è coperto a botte e le pareti sono sontuosamente decorate con stucchi che incorniciano finestre, affreschi, tele e arredi lignei addossati senza soluzione di continuità e rispondenti al gusto del barocchetto genovese.
Nel presbiterio si trova riccamente incorniciato il grande quadro dell’Assunta così come altri quadri sulle pareti laterali e sulla cantoria.
La volta è decorata da dipinti del genovese Giuseppe Palmieri (1674-1740) raffiguranti il Giudizio Universale, varie storie dell’Antico Testamento e ulteriori decorazioni.
Sulle pareti laterali del presbiterio e dell’aula sono inserite le pregevoli grandi tele di Giovanni Raffaele Badaracco (1645-1717), pittore genovese molto attivo per le confraternite liguri.
I dipinti riguardano momenti della Passione di Gesù: l’Orazione nell’Orto, la Flagellazione alla colonna, la Coronazione di spine e l’Ecce homo a sinistra; a destra Gesù cade sotto la croce, Gesù inchiodato sulla croce, il Salvatore in croce e la Deposizione. Dietro l’altare maggiore è raffigurata l’Assunta e al di sopra l’Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra, sopra la cantoria infine troviamo la grande tela
dell’Ultima Cena; il ciclo di pittore fu realizzato nel 1696 e fu accostato dal Dellepiane a pittori quali il Maratta e il Cortona.
Sopra il portale in controfacciata alla base del quadro dell’Ultima Cena si dispone un’elegante cantoria sui toni del verde e dell’oro riccamente decorata a scomparti con panoplie di strumenti musicali, serti vegetali e spartiti e vi compare al centro una croce con la scritta “Societas Confalonis Oratorii S. M. Incoronatae”.
L’altare maggiore e quelli laterali sono intarsiati con pregiati marmi policromi, mentre lungo le pareti sono disposti scranni lignei dagli alti schienali a profilo mistilineo e con decorazioni floreali. Del prezioso patrimonio degli arredi e del corredo processionale sono degni di nota e particolarmente venerati la Cassa processionale della Vergine Incoronata del 1647 e i due Crocifissi lignei, uno dei quali è
attribuito al Maragliano. Riguardo le suppellettili liturgiche e della confraternita, purtroppo a seguito anche dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che coinvolsero sia il Santuario che l’Oratorio, molto è andato disperso ma dalla documentazione dell’archivio conosciamo che doveva essere cospicuo grazie anche alla generosità dei benefattori.
Un primo lungo periodo di decadenza dell’oratorio si ebbe in seguito alla soppressione delle confraternite decretata durante il periodo napoleonico e si protrasse lungo tutto l’Ottocento.
Successivamente vi fu un lento recupero per la rinata consapevolezza del valore dell’edificio fino ad essere riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione quale monumento di importante interesse artistico nel 1921 con interessamento della Soprintendenza dei Monumenti della Liguria che autorizza alcuni lavori, quindi nel 1927 la Confraternita è in grado di riprendere a pieno la loro attività e a partecipare alle
processioni. A seguito del bombardamento del Santuario di Coronata nel novembre 1943 l’Oratorio fa le veci di parrocchia e accoglie le statue della Madonna e quelle del Pacciûgo e della Pacciûga, ma nel giugno del ’44 viene a sua volta danneggiato gravemente da un altro bombardamento e rimane chiuso al pubblico per consentire i primi interventi.
Dal 1945 al ’48 il Genio Civile esegue dei restauri non solo strutturali ma tendenti ad un recupero globale dell’oratorio e successivamente saranno restaurati anche i quadri del Badaracco, il Cristo Bianco, quello Moro e la cassa della Madonna Incoronata (1957).
Nel 1963 l’oratorio torna a fare funzione di parrocchia per otto anni a seguito dei danni riportati al ricostruito Santuario in seguito alla costruzione della galleria autostradale; anche l’oratorio aveva subito danni e si avvia ad una nuova fase di degrado culminata con la chiusura al pubblico nel 1978. A partire da tale data la comunità iniziò una campagna di sensibilizzazione per attuare interventi di salvaguardia dell’oratorio; interventi che iniziano con il consolidamento delle fondamenta (1978-79) e proseguono con un restauro generale fino al 2000.
Attualmente l’Oratorio ha assunto una funzione che va al di là delle attività ecclesiali divenendo un polo di aggregazione, sociale e devozionale, grazie all’impegno della Confraternita che si prodiga a coniugare la tradizione con manifestazioni culturali di rilievo, tramite prestigiose collaborazioni come ad esempio i “Concerti Spirituali del Confalone” diretti dal maestro Marco Zambelli