Sono trascorsi oltre 5 anni dalla partecipata assemblea al Centro Civico di villa Spinola dove si parlava del nuovo depuratore di Cornigliano (di seguito DAC) che avrebbe dovuto iniziare a funzionare nel 2021. Con oltre 3 anni di ritardo, salvo problemi, se ne parlerà alla fine dell’estate di quest’anno.
Le rassicurazioni di allora da parte del Comune sul monitoraggio di odori e in generale delle emissioni (in particolare del biogas) non avevano convinto i presenti che tuttavia dovettero fare buon viso a cattiva sorte perché tutto era oramai deciso. Cornigliano, ancora una volta, costretta a risolvere i problemi di un’intera città. Si perché di fatto l’impianto tratterà acque e fanghi della Valpolcevera e quegli prodotti anche dagli attuali depuratori di Volpara, Punta Vagno, Darsena e Sestri Ponente mentre a oggi non ci è ancora chiara l’intenzione di allacciare alla rete del DAC le reti di Pegli, Quinto e Sturla. A questo punto, ai corniglianesi abituati al peggio e memori dell’esperienza di Campi, poco importa del diametro dei tubi e della quantità dei liquami che il nuovo DAC dovrà trattare, si augurano solo che tutto funzioni alla perfezione .
“Il nuovo depuratore d’area centrale Iren a settembre sarà pronto si potrà chiudere così il vecchio depuratore in mezzo alle case e poi a seguire il fangodotto della Val Bisagno, un impianto moderno che recupera energia e rende utilizzabile l’acqua trattata” afferma l’assessore all’Ambiente del Comune di Genova Matteo Campora.
Proprio di Campi e degli spazi che dovrebbero liberarsi una volta che il DAC entrerà in funzione che vorremmo parlare su “Il Corniglianese”. Dei “campesinos” e di quanto hanno sofferto e soffrono tutt’ora per miasmi e traffico e delle compensazioni che meritano dopo mezzo secolo di una difficile convivenza che ha visto le loro case scendere al più basso valore di mercato.
