Terzo Settore una vita
difficile ma ricca di
soddisfazioni

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Certo il denaro è importante perché gli eventi e le sagre siano di elevata qualità ma lo è ancor di più la possibilità di poter accedere a quei percorsi amministrativi gratuiti e facilitati, sanciti da accordi locali,  nazionali e in ultimo dall’accordo su il Terzo Settore, che restano una chimera. Organizzare un evento di qualità oggigiorno è sempre più difficile e costoso e impossibile per alcuni soggetti minori. Normative, oneri, tributi e imposizioni, a volte esasperate da implacabili e zelanti funzionari,  scaricano ogni responsabilità civile  e penale sull’associazione e su il suo legale rappresentante spesso ignaro a quanto va incontro. Faccio un esempio reale. Mettiamo il caso che un’associazione  intenda svolgere un evento gratuito in una piazza pubblica che prevede uno o più  punti di ristoro. Il primo passaggio è la richiesta del patrocinio istituzionale e del permesso per l’occupazione del suolo e relativi oneri e, se concesso quest’ultimo, fa seguito la richiesta di un contributo finanziario che, se anche questo concesso, nella migliore delle ipotesi (caso raro) non va oltre il 40/50% della spesa reale preventivata che andrà dettagliata a consuntivo. A questo punto ha inizio il complesso iter dell’acquisizione dei permessi.                                                    In primis la SCIA (inizio attività) alla quale vanno allegata le rispettive  istanze e le ricevute dei relativi oneri versati allo SUAP (Sportelli Unico Attività Produttive) e all’ASL3, per la somministrazione temporanea, e l’istanza di deroga acustica e relativi oneri oltre alla dichiarazione asseverata del professionista abilitato in acustica. Segue la licenza spettacoli e relativi  oneri all’ufficio amministrativo della Polizia Locale. Anche a questa va allegata dichiarazione asseverato da un professionista abilitato. C’è poi la parte relativa alla sicurezza dei luoghi meglio conosciuta come “Safety e security”; istanza nata dopo i fatti tristemente noti di piazza S. Carlo a Torino del 2017. L’istanza è gratuita mentre non lo è la dichiarazione asseverata del professionista. Detto questo occorre allacciare l’evento alla rete elettrica ENEL o altro gestore e alla rete idrica. Tutti gli impianti vanno certificati a titolo oneroso così come va certificata la messa in opera di un eventuale palco per lo spettacolo. Bisogna a questo punto prendere accordi con AMIU per il ritiro straordinario dei rifiuti anche questo a pagamento e, se non sono presenti, la messa in opera a pagamento di WC chimici. Non basta ancora. L’evento e tutto il personale volontario devono essere assicurati e in possesso dell’abilitazione HACCP che autorizzi le persone preposte alla manipolazione degli alimenti venduti per cui va redatto anche un piano di autocontrollo per frigoriferi, congelatori, ingredienti, allergeni, ecc.. Attenzione a questo perché le sanzioni sono salate.

Non finisce qui perché poi ci sono i noleggi delle attrezzature necessarie il pagamento dei diritti di autore SIAE e/o LEA e ovviamente i compensi per gli artisti e per qualche collaboratore occasionale con tanto di ritenuta d’acconto. Se poi a tutto questo aggiungiamo quegli oneri fissi ai quali l’associazione va normalmente incontro come: canone di locazione della sede, utenze, TARI, telefonia, IRPEF, IRAP, commercialista, pulizie, ecc.. è facile capire quanto sia oggi difficile per un sodalizio, per impegno e costi, svolgere qualunque evento pubblico. Anche l’imposta di bollo alla quale siamo esenti per legge (unica esenzione) c’è sempre qualcuno che ci prova e ce la vuol far pagare comunque.

Per fortuna o per disgrazia i controlli sono praticamente nulli pur pagando “oneri di sopralluogo” puntualmente mai eseguiti. Il problema sorge nel momento in cui succede qualche cosa che non doveva accadere e da conseguenti verifiche vengono fuori inadempienze o dichiarazioni non veritiere. La più comune è il malessere che può prendere una persona seduta al ristorante per cui sia necessario il ricorso ad un sanitario o ad una Pubblica Assistenza. L’assenza dell’elenco degli ingredienti e/o della tabella degli allergeni comporta sanzioni che possono arrivare anche a 40mila euro e responsabilità penali del presidente nella speranza che tutto si risolva con una lavanda gastrica. Se le conseguenze sono più gravi è la fine del sodalizio e l’inizio di un Calvario senza fine per il legale rappresentante che nella maggior parte dei casi ne risponde personalmente.

Il denaro è importante, dicevo all’inizio, ma quanti di noi  sarebbero maggiormente contenti, rivendicando ciascuno la nostra funzione pubblica, se al suo posto ci fosse facilitata e gratificata come merita la nostra  opera volontaria? Guardate che questo non vuol dire che intendiamo sottrarci a delle responsabilità delle quali siamo ben consapevoli quello che a mio giudizio non va bene, e va rivisto, è questo chiamarsi fuori della Pubblica Amministrazione, unica responsabile della complessità dell’iter, in presenza di una involontaria inadempienza commessa mentre si operava anche nell’interesse o a vantaggio dell’Amministrazione stessa che patrocinando l’evento ne ricava un arricchimento e vantaggio politico.               Insomma se facciamo qualche cosa che non va bene, ed è facile data la complessità della materia, la colpa è solo nostra e veniamo perseguiti dal nostro stesso “committente” che il giorno prima ha tagliato il nastro e fatto qualche bel discorsetto ostentando quanto l’Amministrazione fa. Ricorda molto quell’avvocato che rivolto al suo cliente diceva: <Quì vinciamo e anche quì, ma quì invece lo prende in quel posto>.

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