VILLA DURAZZO PARODI
Sestri Ponente

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Villa Durazzo Parodi Sestri Ponente                                                                                  Scuola Media Dante Alighieri                                                                                                     di Lorenzo Bisio, storico dell’arte

La festa per il 150° anniversario della scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri ha visto l’appassionata partecipazione non solo delle istituzioni del Municipio VI Medio Ponente ma di tutta la cittadinanza di Sestri.

Generazioni di studenti si sono formati in questa scuola che vanta nobili e antiche origini, anche soprattutto per l’edificio che la ospita ossia la seicentesca Villa Durazzo Parodi in via Vado (ex via dei Gesuiti poi via Dante Alighieri) -tra l’altro storica sede della Scuola Tecnica da cui ebbe poi origine l’Istituto Professionale Attilio Odero.

Questo importante traguardo, grazie all’impegno e alla volontà degli insegnanti, della dirigenza ma anche attraverso una rete di collaborazioni con l’Istituto Odero, l’Istituto Comprensivo, la biblioteca Bruschi-Sartori e gli appassionati volontari, si è voluto festeggiarlo realizzando un progetto di valorizzazione unico nel suo genere, ossia la creazione del primo museo scolastico della Liguria recuperando e mettendo in mostra le collezioni di materiali scientifico-didattiche e gli splendidi tesori artistico-culturali custoditi nell’Istituto.

Valorizzazione che è andata di pari passo con l’attività di ricerca storica, poiché l’edificio possiede una ricca e stratificata storia, oltre la conservazione di raccolte e la presenza affreschi di pregio, per non tacere inoltre delle sue caratteristiche monumentali.

L’originaria costruzione della villa Durazzo Parodi è attribuita alla famiglia Spinola, sebbene la data esatta di edificazione sia sconosciuta; tuttavia l’edificio può essere inserito nella tradizione tipologica delle ville del ponente genovese, sorte tra il Cinquecento e il Seicento.

Stefano Spinola di Francavilla, consapevole che il Collegio dei Gesuiti di Genova era privo di una residenza in villa adeguata e dopo numerosi tentativi falliti, lasciò la sua dimora di villeggio ai Padri tramite un lascito testamentario, riservandone l’usufrutto al nipote Agostino Grimaldi. Nel 1733, alla morte di quest’ultimo, i Gesuiti entrarono in possesso della villa, destinandola alla villeggiatura dei religiosi e degli studenti. La decisione dei Padri di ristrutturare l’edificio nacque dal desiderio di trovare un luogo salubre,che rappresentasse una certa grandiosità e questo desiderio di magnificenza ben si rifletteva anche negli arredi descritti da Mons. Gentile come “mobili in pubblico, e nelle stanze da potersi desiderare in città”, sebbene il Collegio, alla fine dei lavori, risultasse “aggravato di debiti”.

Sempre secondo le fonti citate l’edificio fu oggetto di una ristrutturazione tra gli anni 1733-35, e infatti si ha notizia da una lettera datata 24 giugno 1734 e diretta dal Provinciale Rettore del Collegio, Giò Luca Durazzo, di un primo progetto giudicato positivamente, dando seguito ad un cantiere improntato ad una logica piuttosto semplice, affidato al controllo del confratello Cesare Ferreri.

Per quanto concerne l’esterno, la decorazione ad affresco della facciata principale è ancora parzialmente visibile ai giorni nostri, in particolare sulla parete nord del corpo di Levante, protetta da una densa vegetazione di lecci. I frammenti rimanenti permettono di ricostruire un apparato decorativo che è pienamente coerente con la cultura pittorica dell’epoca in cui l’edificio fu costruito.

Si possono osservare agli angoli del palazzo delle cornici marcapiano, marcadavanzali, timpani triangolari e balaustrini sotto le finestre, il tutto in una gamma cromatica che spazia dal grigio dei basalti al giallo dorato delle superfici di fondo fino al marrone delle ombre. L’edificio riflette un intento di magnificenza e decoro simile a quello del grandioso Collegio genovese, ma adattato alla specificità di una residenza di campagna, che serviva comunque a manifestare la levatura sociale dei proprietari. Tuttavia, emerge un equilibrio complesso tra il desiderio di soluzioni che rispondano alle necessità della vita comunitaria e l’evidente ambizione di creare un effetto monumentale e rappresentativo, che riflette il prestigio raggiunto dall’ordine dei Gesuiti nel corso di quasi due secoli.

Per quanto riguarda la decorazione della Cappella al pian terreno, ambiente privo di comunicazione diretta con l’esterno, in ottemperanza alle disposizioni del Padre Generale, risulta completata nel 1736 con gli interventi di Francesco Schiaffino per gli arredi marmorei, e di Rolando Marchelli, autore di alcune tele.

Il pittore e storiografo ligure Carlo Giuseppe Ratti nelle sue “Vite de Pittori e scultori Genovesi” del 1768  riporta infatti di ” […]Alcune tavole fece il Marchelli per Signori di quella città: ed alcune altre per la casa di villa de’ PP. Gesuiti in Sestri di ponente; fra le quali assai bella è una, esprimente la Sacra Famiglia […]”.

Le fonti non riportano informazioni specifiche sugli autori degli affreschi della villa di Sestri, menzionando solo “Ornamenti fuori e dentro la casa. Tuttavia, un’analisi stilistica e iconografica suggerisce che questi affreschi appartengano al gusto raffinato per la decorazione, quasi ludica, che a Genova trova in Domenico Parodi uno dei suoi maggiori esponenti.

Ancora il Ratti: “Con lavori tutti a chiaroscuro, e tendenti a leggiadro inganno, dipinse da lì a non molto un interno dell’oratorio nel Collegio del PP. Gesuiti, lungo la strada Balbi: e vi formò figure di Santi di quell’ Ordine. All’Altare vi fece l’Immagine della Santissima Vergine; e sopra la porta, pur finti di rilievo, espresse alcuni Angioletti spiranti bellezza veramente Angelica. Or parliamo a riferir le pitture, che il nostro Parodi formò nel palazzo dell’Eccellentissimo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca”. Inoltre, è importante considerare che un membro della famiglia Durazzo, al tempo dei lavori di riedificazione della villa, era Rettore del collegio e successivamente Padre Provinciale, per cui è plausibile che la commissione per la decorazione della villa sia stata affidata proprio al Parodi o al suo entourage.

Particolarmente impressionante è la disposizione spaziale degli ambienti al piano nobile, illuminati da ampie finestre e caratterizzati da un’armoniosa unità con il raffinato apparato decorativo dipinto a monocromo, tipico del Barocchetto genovese.

Finti stucchi nei toni del grigio-verde, arricchiti da lumeggiature dorate, mettono in risalto le nervature delle volte e incorniciano con eleganti motivi le aperture di porte e finestre. Questa composizione libera e fantasiosa di ornati rocaille di morbida fattura si integra con quadrature prospettiche che, attraverso finte porte, danno l’illusione di profondità, aprendo le pareti dei vestiboli su una serie di atrii e loggiati che si affacciano su luminosi paesaggi.

Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, la villa restò formalmente di proprietà del marchese Marcello Durazzo ed in seguito, nel 1793, il figlio Gio. Luca Durazzo ne acquisì ufficialmente la proprietà attraverso intermediari. Alla morte, poi, di Gio. Luca nel 1810, la villa e i terreni annessi furono venduti all’asta nel 1812.

Lo svedese Jonas Hagerman (1774-1839),una delle figure più influenti e di successo nel mondo dei banchieri e degli speculatori durante l’era napoleonica, acquisì la proprietà della villa dal 1812 al 1837. Trasferitosi a Genova nel 1794 e successivamente a Parigi nel 1828, raggiunse una notevole ricchezza, diventando uno dei magnati finanziari più ricchi del periodo, secondo solo a Rothschild.

Nel 1826, acquistò tra l’altro il celebre castello di Malmaison, ex residenza di Napoleone e Giuseppina Bonaparte, dagli eredi del defunto principe Eugenio Beauharnais. Inoltre, concluse importanti affari con i Duchi di Galliera e con i banchieri Parodi.

Nel 1836, Hagerman vendette la proprietà al banchiere Giuseppe Oneto, a rappresentarlo fu EmilDelarue anch’egli uomo d’affari e speculatore genovese.

Il banchiere Bartolomeo Parodi acquistò la Villa di Sestri Ponente nel 1888 e ne mantenne la proprietà fino al 1904, per un periodo di circa 16 anni.

Occorre notare però come anche i Gesuiti, che acquisirono la proprietà nel 1733, la conservarono per un periodo simile fino allo scioglimento della Compagnia e anche i Durazzo non furono da meno, mantenendo la villa dal 1778 al 1812. Il nome della villa, Durazzo/Parodi, deriverebbe quindi dalle due famiglie che l’hanno posseduta per un periodo significativo della sua storia.

In seguito nel 1904 la villa fu acquistata dalla famiglia Raggi, che nel 1905 la vendette al comune di Sestri Ponente che vi istituì una Scuola Tecnica Pareggiata, segnando l’ultimo cambio di proprietà della villa. Dopo oltre 200 anni, la villa Durazzo Parodi, che era stata una delle residenze estive delle più illustri famiglie genovesi, cambiò per sempre destinazione d’uso. Questo cambiamento riflette una trasformazione più ampia della città, come testimoniano le cartografie storiche. Da quel momento, l’edificio ospitò generazioni di studenti e Sestri Ponente, un tempo nota per essere una località di vacanza e aria salubre, si trasformò in uno dei territori più industrializzati della Liguria.

Contemporaneamente all’istituzione della Scuola Tecnica, alcuni locali della villa furono destinati ad ospitare il museo civico di Sestri Ponente. Le sale del museo esibivano diverse raccolte scientifiche e tecnologiche dell’epoca. Tuttavia, con il crescente bisogno di aule per la scuola, non fu più possibile mantenere il museo nella villa. La maggior parte degli oggetti esposti venne quindi trasferita nelle principali istituzioni museali di Genova.

A seguito della annessione alla grande Genova nel 1926 del Comune di Sestri Ponente la villa,

da 15 anni edificio scolastico, appare ormai inglobata nello sviluppo urbanistico popolare dovuto al processo di industrializzazione della sua costa.

Data la sua monumentalità e la sua storia venne sottoposta al vincolo architettonico il 26 Giugno 1923.

Rimane non lontano però il ricordo della sua posizione privilegiata e della splendida veduta che godeva sul mare.

 

FOCUS

La lapide di marmo esposta al termine dello scalone di ponente che porta al primo piano nobile ricorda il soggiorno della Duchessa d’Orleans e dei suoi due figli, il Conte di Parigi e il Duca di Chartres, che vissero in questa villa dall’ottobre 1856 al maggio 1857.

L’intera famiglia fu costretta all’esilio a seguito della rivoluzione del 1848, quando il re dei francesi Luigi Filippo fu costretto a fuggire a causa di un colpo di stato repubblicano. La Duchessa, nuora del re e già vedova, cercò di rivendicare il trono di Francia per il suo figlio maggiore, Luigi Filippo Conte di Parigi, ma senza successo.

La decisione di vivere a Genova, seppur per un breve periodo, fu influenzata dal buon rapporto tra gli Orleans e il Duca e la Duchessa di Galliera. Dopo la disfatta di Napoleone III a Sedan nel 1870, quando Luigi Filippo, erede al trono di Francia, rientrò dall’esilio e recuperò i suoi castelli, durante i soggiorni a Parigi risiedette all’Hotel Galliera (oggi Hotel Matignon, residenza del primo ministro francese), insieme alla moglie e ai figli, ospite della Duchessa di Galliera, proprietaria del palazzo.

 

 

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